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Rocca d’Arce letteralmente deriva il suo nome da fortezza sulla roccia (arx = fortezza). A 507 metri sul livello del mare, ha origini antichissime. Essa gode di una posizione geografica eccellente: dalla piazza del paese si ammira un incantevole panorama sulla Valle del Liri. Il suo territorio ha favorito da sempre l’insediamento umano. Secondo recenti indagini, il suolo rocchigiano fu abitato sin dall’Eneolitico ed importanti ritrovamenti hanno accertato che la zona fu abitata in età del ferro. I Volsci, poi, nel V secolo, fortificarono la montagna con una muraglia, di cui restano ancora tracce, e ne fecero un’arx che dominava la zona di Fregellae da localizzare, probabilmente, nell’area dell’attuale Fraioli, oggi frazione di Roccadarce. La Fregellae volsca fu distrutta dai sanniti nel IV secolo e ricostruita nel 328 a.C. dai Romani in pianura, nei pressi di Arce e Ceprano. Il paese, grazie alla sua posizione strategica, ebbe grande importanza anche nel Medioevo, dopo la divisione del Lazio meridionale in due unità politiche, l'una del papato romano, l'altra dei longobardi del sud. Il confine correva sul fiume Liri vicino la montagna ove le antiche difese vennero trasformate in un'imprendibile fortezza grazie alla natura che la rendeva in parte inaccessibile e grazie alle poderose fortificazioni, tanto che come accadde a Enrico VI, preso il castello nel 1191, si vide spianata la conquista del regno siciliano e che quando Carlo d'Angiò prese vi fu un impatto psicologico tale sulle zone circostanti, che intimorite si arresero.suo Castello, di cui restano alcuni ruderi, non fu una sontuosa e comoda residenza, tipica del castello baronale, ma soprattutto un presidio militare, una roccaforte che serviva alle operazioni belliche, allo stazionamento dei militari, al rifugio e alla sicurezza. Ospitò uomini illustri, quali Ruggero d’Altavilla e l’imperatore Federico II che, nel 1230 vi dimorò per circa tre mesi. Longobardi, Normanni, Svevi ed Angioini sono passati sul suolo rocchigiano. Nel 1579 Rocca d’Arce entrò a far parte dei possedimenti dei Boncompagni, nobile famiglia romana che ne mantenne il possesso fino al 1796. Grazie all’impulso dei Signori di Sora, il paese conobbe un importante sviluppo. Fino agli anni ’70 caratteristica peculiare del paese è stata la presenza di calzolai, la cui professionalità era conosciuta in tutto il centro-sud dell’Italia. Importanti iniziative oggi stanno cercando di far rivivere questo pezzo importante della storia rocchigiana. Il paese si sviluppa sotto la vetta del monte. Da piazza “Federico Lancia” ci si può incamminare verso la chiesa di San Rocco, di epoca medievale, dall’inconsueta entrata laterale ed adorna di un porticato con tre archi in stile romanico. Ai piedi dell’antico castello, è posta la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta e San Bernardo, con facciata compositaa causa delle diverse epoche di costruzione. Già usata dai castellani, nel 1561 venne ricostruita ed ampliata e , nel 1698 vi fu aggiunto il “Cappellone”. La parte interna, in stile barocco, è decorata con pregevoli stucchi. Ben conservato è il coro in legno e degni di nota sono alcuni dipinti , databili dal 1600 al 1800. chiesa conserva le ossa del Patrono di Roccadarce, San Bernardo Confessore che, secondo la tradizione, morto in terra arpinate, andato in sogno ad una persona del luogo, ordinò che il suo corpo fosse portato a Roccadarce, altrimenti grandi mali avrebbero colpito Arpino. Sono ancora esistenti, sul suolo rocchigiano, una gigantesca quercia ed una fontana che, secondo la leggenda, furono fatte spuntare dal Santo durante la traslazione del suo corpo. Con il tempo Egli è diventato anche protettore e guaritore dei mali dell’ernia, tanto che molti sono i pellegrini provenienti anche da altri paesi. Proseguendo verso il cimitero, si possono ammirare resti delle mura poligonali che cingevano l’arx fregellana volsca, mura realizzate con grossi blocchi di calcare ricavati dalla sommità della collina. Addentrandoci nei vicoli del paese, dagli incantevoli scorci medievali, la chiesa di San Cataldo, elegante nella sua semplicità architettonica .Ad essa è legata la tradizionale “ Panarda “ , ossia la cottura e distribuzione, l’ultima domenica del mese di maggio, di “cannaruti”, pasta bucata di piccolo taglio. La sagraricorda la pia opera di misericordia quando le chiese e le congregazioni religiose provvedevano all’assistenza della povera gente. Spostandoci dal centro del paese versoFraioli, incontriamo la chiesa della Madonna del Monte o della Seggiola così chiamata perché la leggenda vuole che in quel luogo vi sia apparsa Maria seduta su una seggiola. Proseguendo verso Arce,arriviamo in località Murata, dove è posta la chiesa di S. Agostino detta ancheS. Maria dello Stingone o S. Antonio. Risalente all’XI secolo, essa fu utilizzata già dai castellani. La sua facciata, di fattura romanica , è realizzata in pietra, mentre la porta centrale è sormontata da una semilunetta ad arco a tutto sesto. All’interno vi sono elementi di stile romanico e gotico.In essa furono seppelliti Isidoro Vasquez, cavaliere della corte di Alfonso I d’Aragona, morto nel 1453, e Barotlomeo y Alarcon, governatore militare dei ducati di Arce e di Sora, morto nel 1533. Degno di nota a Rocca d’Arce è il monumento alla resistenza , scolpito daVincenzo Bianchi, scultore contemporaneo, titolare della prima cattedra di scultura all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Il monumento, posto a Matera, frazione di Rocca d’Arce, vuol essereun omaggio a quanti, durante l’ultimo conflitto, hanno subito gli oltraggi della guerra. Le campagne di Rocca d’Arce alloraoffrirono ospitalità agli abitanti dei paesi vicini e, nonostante perdite umane dovute a bombardamenti degli alleati, il paese fu uno dei baluardi dellaresistenza. L'agricoltura locale è rivolta soprattutto all'autoconsumo familiare ed è condotta con sistemi tradizionali.